mercoledì 12 maggio 2010

Confessione su un viaggio utopico



Ho passato questi giorni a fare i documenti per andare in Germania , sono stata invitata a partecipare ad un incontro con i blogger di tutto il mondo. Ho esitato tra fare o non fare un commento sul blog prima di completare tutte le pratiche burocratiche, i miei amici mi hanno convinto e finalmente oggi, dopo quasi un mese e mezzo, lo pubblico con la sensazione  essermi fatta una doccia fredda a quaranta gradi.

Scrivere sulla mia permanenza presso Il Nono Cerchio, che sarebbe -questo lo possono indovinare i lettori che sono dall'altra parte - lo  scuro, sporco e assolutamente indescrivibile ufficio Immigrazione del comune Plaza, è un sollievo enorme. Proprio  in questo luogo sgradevole - il cui nome esclude la mia esistenza, perché io non sono  straniera né sto facendo dei documenti per immigrare- Martedì ho trascorso otto ore della mia vita a fare la fila per essere interrogata sul mio viaggio, la mia famiglia, mio marito, i miei studi e  in che modo mi collego a Internet.

Può sembrare un po' eccessivo il numero di ore ,ed è per questo che Vi racconterò in dettaglio gli eventi successivi dalle 08:30 in cui i miei piedi hanno superato  l'ingresso della casa  tutta danneggiata al numero 17 tra  via J e via  K, alle quattro del pomeriggio quando finalmente sono uscita con l'emicrania, voglia di fare la pipì, fame, sete, sonno, insolazione e un terribile desiderio di mandare tutto al quel paese e andare a dormire per un mese.

Vi assicuro, Ve lo giuro,  che  passare una giornata per chiedere un permesso di uscita dal paese,   toglie le voglie di viaggiare  a chiunque.

Vi racconto dall'inizio: quando il sole non aveva  ancora incendiato il cortile,  sono arrivata alla porta sul retro per Immigrazione- avevo già superato, non senza qualche problema , la porta d'ingresso un paio di settimane prima - quella in cui si "richiede"  il passaporto ... visto che si va da richiesta  in richiesta, ho consegnato per ultima la carta d'identità , ho saputo in quel momento  che la coda era iniziata in prima serata alle quattro del mattino. Per fortuna mi aspettava una sorpresa divina, una vecchia amica davanti a me mi ha detto che anche lei faceva "richiesta" così ci avremmo fatto compagnia a vicenda.

Prima delle nove e mezzo avevano tutta la mia documentazione dentro: carta d'identità, la lettera d'invito e BOLLO, meglio chiamarlo super BOLLO-150 CUC (prepagato, con o senza il permesso di uscita e restituito  in caso di esito negativo). Poiché non c'era   alcun segno tranne quello del virus H1N1-ah, e un murale dei Cinque che avrebbe fatto vomitare Edvard Munch - Molte persone  non sapevano che dopo  le nove non prendevano la carta d'identità per la coda oppure non avevano portato  il SUPER BONUS (un disgraziato aveva  la ricevuta, ma non il Bollo, misteriosamente non gliel'avevano consegnato al banco).
 La  parte più deprimenti erano  gli anziani, con il bastone in una mano e le carte nell'altra, confusi, sopraffatti dalla burocrazia e il movimento di persone da un luogo all'altro.

Alle undici del mattino ho scoperto che il bagno era chiuso, "il pubblico l'ha rotto ", ha detto uno dei poliziotti.
 Alle 12 gli impiegati sono  andati a pausa pranzo fino alle 13:30, ma un ufficiale stava ancora lavorando e quindi non mi sono mossa, quella maledetta sensazione di " mi  chiameranno  e io non ci sarò".
 
 Alle 14:00 c'era tanto sole che ho smesso di  usare il mio ventaglio e l'ho usato per mettermelo davanti agli occhi.
 Alle 14:30 quasi mi sono fatta la pipì addosso e sono uscita alla ricerca di un bagno.
 Alle 15:00 una signora davanti a me ha detto :  "non posso continuare  senza bere ".
 Alle 15:_30 la ragazza che aveva fatto la coda dalle  quattro del mattino era isterica e se n'è andata, fortunatamente è tornata indeitro dopo un po'.
  Quasi alle 16:00 mi ha chiamato dentro.

Un militare molto giovane, con collana d'oro, anello e orecchini  con delle unghie finte,  mi ha chiesto la stessa cosa parecchie volte sui miei studi, ha finalmente scritto nel mio file "ricevve lezioni per dare lezioni."
 Dopo un po'  è diventato  ossessionato con la "Amicizia su Internet"
- Ho molti amici su Internet.
- Come  ti connette a Internet?
- Per lo più negli alberghi.
- Quali alberghi?
- Soprattutto il Cohiba e Central Park.
- Queste informazioni saranno verificate, se  stai nascondendo qualcosa ti verrà negato il permesso d'uscita.

Ho sorriso. Come faranno a sapere se mi connetto da un albergo  o se ho amici su Internet? Non mi hanno mai  chiesto la carta d'identità per comprare la scheda internet e sulla mia corrispondenza privata, a meno che la mia email personale non venga hackata, non vedo un altro modo per dimostrare niente.

Poi ha chiesto di mia madre, mio padre, mio marito e per un attimo ho avuto il  sospetto che avrebbe chiesto dei miei cani Anastasia e Wicho.

Per concludere ha concluso:
- Vieni in venti giorni per vedere se ti  concederanno l'autorizzazione per partire.
- Signorina, tra venti giorni il mio visto sarà scaduto.
- Ci vuole del tempo per verificare le informazioni, aspetta qui.
Se n'è andata  'ed è tornata dopo un po':
- Passa  Venerdì  prossimo per vedere se  è già pronto.

Quando sono uscita ho rivisto le facce delle persone che durante la giornata avevo visto trasformarsi.Avrei voluto dire: "arrivederci e in bocca al lupo " a tutti, ma ero distrutta.
 Non ho nemmeno guardato la ragazza delle 4 del mattino, mi vergognavo che mi avessero chiamato prima di lei.
 Qualche goccia di pioggia è caduta  improvvisamente ,  belle grosse ma solo  poche.
 La mia amica  mi ha detto:
- Perché ci hai messo così tanto  là dentro?
- Non lo so, grazie per l'attesa, andiamo ", e l'ho presa per  il braccio per metterci, "senza permesso",sotto la pioggia.

Venerdì 7 maggio
Dopo un'ora ho saputo che sarei dovuta tornare  Mercoledì prossimo.
 Sarà  un caso che corrisponda con il giorno in cui devo volare?

Mercoledì 12 maggio
Alle 01:30 sono arrivata a  immigrazione, affollata di gente come al solito.
 alle 14:00 circa, mi  hanno chiamato , a dire la verità,  questa volta non mi posso lamentare.
 Ma la voce proveniva da una porta lontano dal luogo in cui io e tutti quelli
 che aspettavamo che i nostri permessi di uscita, avevamo precedentemente
  consegnato le nostre carte d'identità.

C'è stato un po' di tensione nella coda quando hanno sentito dire: "Claudia Cadelo", siccome non avevo idea da dove mi avessero chiamato
ho chiesto:
- Dove devo andare?
Qualcuno mi ha detto:
- Chiedi in  quella porta, che è quella giusta.

Ho guardato dentro  e una donna in divisa militare  a urlato:
- Perché aprite senza suonare?
- Ma  sono stata chiamata!.
- Ah! il tuo caso  è dall'altra parte.

Andando verso il luogo indicatomi , un  uomo mi ha chiesto:
- Sei tu  la blogger?
- Sì, "ho risposto con un sorriso e nervi tesi al massimo, visto che il clima si era  chiaramente "elettrizzato".

 Mi stavano aspettando alla porta, dopo tanti giorni di disagio e di maltrattamento , mi  è sembrata  un po' insolita la cordialità:
- Prego, per di qua. Potrebbe chiudere il cancello una volta entrata? Grazie.
 Lei non  può viaggiare per il momento.

Sono uscita e  ho potuto sentire la solidarietà di tutti coloro che aspettavano fuori per essere "convocati" ,
il ragazzo che mi aveva chiesto se ero una blogger ha detto:
- Io vivo in Spagna, seguo il tuo blog, non mollare, che questo non ti tolga le forze per andare avanti.
- Non me le toglierà , grazie!.

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