giovedì 25 marzo 2010

Quande cade il sipario


Foto: Claudio Fuentes Madan

Mi risulta difficile riprendere il ritmo in questi giorni,mi sento fuori fuoco  ed esaurita.
 Ho l'impressione che le cose si stanno muovendo troppo in fretta e mi è difficile accorgermene.
   Allo stesso modo che gli uomini vissero  dei secoli credendo che la terra fosse piatta e statica sotto i loro piedi, ora mi chiedo se questa immobilità non è che semplice nebbia e  mancanza d'nformazione.

Da tutte le parti arrivano dei commenti su corruzione, appropriazione indebita, dolce vita e litigi per colpa dei soldi nelle alte sfere militari e del governo.
  Nel frattempo, qua giù, l'unica certezza è che di volta in volta cade una testa defenestrata dall'Olimpo.

 Non mi piace frugare nelle risposte  in un futuro che lascia solo una convinzione: l'incertezza.
 Ma  negare che stanno crollando i mattoni dal muro del potere sarebbe ingenuo.
    Non sarà  la prima volta nella storia, dove l'autofagia è il destino dei potenti.




domenica 21 marzo 2010

Questa strada appartiene alle Dame in Bianco

 
E' stato l'ultimo giorno dell'Accademia blogger, ma il quinto di marcia delle Dame  in bianco.
 Alla fine della conferenza di Juan Juan Almeida, Yoani Sanchez, Laritza Diversent, Joysia Garcia, Silvio Benítez, Ciro Diaz e Io  abbiamo deciso di accompagnarle.

 Siamo arrivati in  chiesa un'ora prima.
    Dall'angolo eravamo in grado di riconoscere i volti di coloro che ci hanno vigilato o aggredito; Yoani ha visto una delle ragazze che l'ha picchiata il giorno dopo la morte di Orlando Zapata Tamayo.
     Mettere un piede nella casa di Dio è stato un sollievo, sappiamo che i militari hanno pochi limiti in questo paese, e la Terra Santa è uno di loro.

All'interno c'era solo  pace, ma  dalla strada si infiltrava il rumore di coloro che sono nati senza pietà, chiamati dai sindacati nei loro luoghi di lavoro per reprimere.
   Le Dame sono arrivate precedute da urla di  "Viva Fidel!" E ci siamo riuniti davanti alla porta curiosi, polizia segreta, fedeli, giornalisti e solidali.

 Quando hanno fatto i primi passi all'interno del recinto, con i loro gladioli, le loro piaghe- alcune con le braccia ingessate- e la loro  infinita competezza, la gente della strada si è sfumata e intorno a me , la gente ha cominciato a mormorare, "Benvenute nella casa di Dio".
   Io non sono una  devota della chiesa, ma giuro che è stato il primo momento sacro del pomeriggio e non è stato l'ultimo.

I senza volti si sono infiltrati, per loro il soffio dello Spiritu Santo sembra non esistere.
   Addirittura erano molto indisciplinati  sui laterali, nonostante l'avvertimento del padre, all'inizio della Messa

Cercare  di descrivere i  minuti dopo  non mi è possibile, ho finito per  asciugarmi  gli occhi mentre abbracciava le donne davanti e dietro di me, baciavo i miei amici accanto a me e dimenticavo che a pochi metri da me l'odio era in agguato per attaccare il corteo.

Forse era l'effetto di entrare in chiesa o semplicemente gli ordini erano stati altri, ma il raduno di  ripudio che ci attendeva più avanti non si poteva paragonare agli altri che ho vissuto: urla sommessamente, sguardi incollati al pavimento, slogan razzisti che non credevo potessero uscire dalla gola  di coloro che dicono di rappresentare il Partito comunista ... perché allora il Partito della Rivoluzione è molto, molto razzista.

Camminare per le strade del Centro Habana  mano  nella mano con le Dame in Blanco è stato un onore indescrivibile.
  Siccome eravamo vestiti di ogni colore più volte hanno tentato di tirarci fuori dal gruppo, ma loro  hanno passavano parola: appoggiate i blogger, dobbiamo proteggerli.

 Nessuno mollò la mia mano, nessuno osava toccarle, e il popolo -il vero popolo - dai balconi e marciapiedi guardava con orgoglio quelle donne che portano il peso del morale di tutti i cubani.

Nota: Oggi sono andata a casa di Laura Pollan a incontrarle, avevano camminato 11 km nel loro sesto giorno di marcia.


lunedì 15 marzo 2010

L'attesa infinita


Foto: Claudio Fuentes Madan


L'ho conosciuto quando avevo diciotto anni: mulatto, intelligente, alto, bello, bilingue e un bugiardo.
Mi ha detto che era un arabo ed era una bugia,mi ha detto che aveva viaggiato, ed era una bugia, mi ha detto che aveva una fidanzata "Straniera", che lo avrebbe fatto uscire dal paese ed era anche una bugia.
Tuttavia, mi piaceva, mi piacciono i sognatori.
Siamo diventati amici.
Poi la vita ci ha fatto prendere strade diverse :Io mi sono stancata di aspettare per la mia occasione per andarmene via dall paese, Lui ha optato per l'attesa infinita.
Una o due volte l'anno ci incontriamo, ogni volta ci allontaniamo di più : Io in mare di guai, lui aspettatando ancora e ancora.

Ora ha quasi cinquant'anni: l'altezza gli dà un'aria goffa, i suoi capelli diventano grigi e parlare due lingue non è più un fascino.
Mi racconta che ha una fidanzata tedesca e immagino il giorno che mi dice che ha la dannata lettera d'invito, quella che per tanti anni ha desiderato.

Lui non è da solo nella " attesa infinita" ci sono quasi tutti i miei amici - ricongiungimento, visto, visto di uscita, il permesso di soggiorno all'estero, permesso di viaggio o borsa di studio- sono tutti in attesa di quel documento che li porterà lontano, lontano lontano dalla terra del Tempo - che -non- passa.
Io stessa mi sono scritta alla lotteria USA per i visti d'ingresso, che non mi è mai arrivato ... anche se so che ci sono degli amici che ancora hanno fiducia che la posta gli porti buone notizie.

Ho finito per definirlo come uno stato fisico e spirituale: non si te ne sei andato, ma non ci sei.
Mi ricordo di aver letto qualcosa di simile in "I cani del paradiso" di Abel Pose, dove l'ammiraglio Cristoforo Colombo ,già delirante in America, chiedeva ai suoi sudditi di smettere di essere e cominciare a stare.
E' ironico, e tristemente letterario, che molti secoli dopo gli uomini della terra che ha scoperto, quella che era la più bella che occhi umani abbiano visto, abbiano ripreso la sua formula, ma al contrario: essere, ma non stare.

sabato 13 marzo 2010

Le zavorre della Guerra Fredda


 Dopo l'Odissea che può diventare connettersi  a Internet, avere quattro o cinque proxy per aggirare la censura imposta dal governo, aver rinunciato a Skype  pochi mesi fa e, letteralmente,navigare contro corrente (50kb al massimo seconda); trovare dei poster come quello di questo post è piuttosto deludente.

È per questo che la revoca di alcune sanzioni imposte a Cuba, Iran e Sudan,  annunciata dal Dipartimento di Stato degli USA-per facilitare l'accesso dei cittadini alla  rete Internet è, a mio avviso, imprescindibile.
La voce delle persone ,e non quella dei loro governi, è quella che lotta per fare strada  nella rete; Internet è lo spazio di coloro  che non hanno   libertà di parola e di stampa.

 Vi è inoltre la questione delle giustificazioni: a Cuba non c'è Internet  a  causa del blocco economico  americano.
   Perchè mai dare degli  alibi a uno Stato?
    Sono convinta che ogni sanzione imposta a Cuba è un'arma per giustificare la mancanza di libertà del popolo.
     L'accesso all'informazione è un pericolo per il governo cubano, limitarlo  semplifica il suo lavoro e riduce le piccole fonti di libertà dei cubani.

In  questa isola non c'è Internet, perché il governo cubano ne ha paura, la prova di qusto sono i numerosi siti bloccati, le difficoltà di accesso e la polizia informatica.
 Qualsiasi gesto che serva a giustificare questa triste realtà è, credo, una sciocchezza.
  Comunque il tempo ci dirà se il mio scetticismo è valido, Vi è il cavo a fibra ottica tra Cuba e Venezuela, continuo a trovare qualche analogia mitologica con il filo di Arianna, chela salvò dalle grinfie del Minotauro.


mercoledì 10 marzo 2010

Apartheid alla Nona Mostra di giovani registi (documentario e consultazione)



LA CONSULTAZIONE

"Diritto di ammissione?
Wilfredo Vallín Almeida
vallinwilfredo@yahoo.com


La Víbora, L'Avana, 9 marzo 2010

Si tratta di un piccolo gruppo di giovani.
Hanno comprato i biglietti per il cinema Chaplin dove dove ha luogo la Nona Mostra di giovani registi.
Il dialogo che ha avuto luogo presso l'ingresso di questo luogo pubblico è stato più o meno, brevemente il seguente:

- Voi non potete entrare.
- Perché? Abbiamo i biglietti ...
- Sì, ma comunque non potete entrare.
- Con quale diritto Lei ci vieta l'ingresso?
- Il cinema si riserva il diritto di rifiutare ...

Di seguito c'è un alterco verbale che non è necessario riprodurre qui e dove non mancano gli insulti ed epiteti ai giovani: "mercenari", "controrivoluzionario", "dipendenti" e altri di questo genere.


Le persone aggredite si rivolgono a questo giornalista per sapere quanto diritto o autorità ha lo staff di quel cinema a fare una cosa del genere.
La risposta è:

Ci sono istituzioni e luoghi che, per la loro natura, sono selettivi per l'accesso ai loro servizi.
Ad esempio, sappiamo che le logge massoniche consentono la presenza nelle loro sedute di lavoro solo ai loro soci e ospiti speciali.

Inoltre, ci sono luoghi in cui ci si può accedere solo con determinati requisiti.
Allo stesso modo, al tribunale bisogna presentarsi con un abbigliamento adeguato.
Lo stesso capita in un ristorante di un certo livello, o in una chiesa.

Il modo di comportarsi può anche essere un requisito: in un teatro, un concerto spettacolo pubblico, dove ci sia disordine manifesto, i responsabili possono essere allontanati dal luogo e non possono più rientrare se questo diventata un fenomeno ripetuto.

Questo non ha assolutamente nulla a che fare con gli amministratori di questi locali che pensano che i loro poteri amministrativi hanno la capacità di violare i diritti riconosciuti dalla Costituzione della Repubblica ai cittadini per il solo fatto che essi non condividono l'ideologia dell'attuale governo.

Perseguire, fino al punto di non consentire l'accesso ai luoghi pubblici a persone che si comportano correttamente, che non alterano l'ordine richiesto che pagano il prezzo corrispondente all'ingresso, che non danno fastidio a nessuno durante lo spettacolo e, una volta finito lo spettacolo semplicemente si ritirano in modo ordinato, tranquillo e rispettoso, presenta contemporaneamente le seguenti illegalità, da coloro che si abrogando un dirittto così pazzo:

Violazione della Costituzione della Repubblica nei suoi articoli:
41) Tutti i cittadini hanno pari diritti ...
42) La discriminazione basata su razza, colore, sesso, nazionalità, credo religioso o di qualsiasi altra offesa alla dignità umana, è vietata e punita dalla legge.
43) Lo stato consacra il diritto raggiunto dalla Rivoluzione che tutti i cittadini senza distinzione di razza, colore, sesso, religione, origine nazionale o qualsiasi altra offesa alla dignità umana:

- Godono di tutte le località, spiagge, parchi, centri sociali e altri centri di cultura, sport, ricreazione e riposo.

(In nessun punto la Costituzione stabilisce che le persone che la pensino in modo diverso di quell'ufficiale riceveranno un trattamento discriminatorio di alcun tipo e, secondo la dottrina, "Quando la legge non distingue, non si dovrebbe distinguere").

Violazione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata da Cuba finora, negli articoli:

2.1) Ogni persona ha tutti i diritti e le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o di altro genere, origine nazionale o sociale, nascita , posizione economica o qualunque altra condizione.

7) Tutti sono uguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge.
Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.